Confidando nel Signore secondo “la fede, che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi”.

Caro Amico,

Papa Benedetto XVI ha presentato al mondo la sua prima lettera enciclica dal titolo “Dio è amore”. Dato che in essa il papa sia distorce la natura stessa di Dio ed il rapporto di una persona con Lui, è molto importante che noi la esaminiamo con attenzione. Nell'atmosfera contemporanea di falso ecumenismo con il papa e la Chiesa cattolica-romana, è molto importante che noi ci impegniamo a “combattere strenuamente per la fede”. In gioco qui è la natura biblica stessa di Dio e della giustizia di Cristo Gesù, il Signore, nell'Evangelo. Il nostro articolo seguirà qui sotto.

Il Dio di Papa Benedetto XVI e l'Evangelo

Il 25 dicembre 2005, Benedetto XVI (Karl Ratzinger) ha presentato la prima lettera enciclica del suo pontificato. La lettera enciclica, intitolata “Dio è amore” (Deus Caritas Est) parla sia della natura di Dio e del significato del rapporto di una persona con Lui. E' stata distribuita ampiamente nel mondo e pubblicata sul sito Web del Vaticano (1). Essa rivela come il programma di Ratzinger sia saldamente ancorato alla dottrina tradizionale del Cattolicesimo romano. Questo lo si ben poteva attendere da un uomo che da lungo tempo aveva occupato la direzione della Congregazione per la Dottrina della Fede (2). Questa enciclica è rivestita della terminologia “soft” e si muove nell'ambito di un approccio che non non spreca nessuno dei frutti del falso ecumenismo che il precedente papa aveva accumulato sul papato. L'enciclica è divisa in due parti maggiori, una dottrinale ed una pratica. In questo breve saggio tratteremo solo della parte dottrinale.

Nella sua prima sezione, Ratzinger afferma: “Abbiamo creduto all'amore di Dio così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro (3) con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (I). Prendendo le mosse dal concetto “Dio è amore”, Ratzinger cerca di evadere la questione essenziale: è lo Spirito Santo fa prendere coscienza ad una persona di essere peccatore e del bisogno che ha di un Salvatore. In questa enciclica non si fa accento alcuno alla realtà del peccato. Nessuno può diventare cristiano credendo semplicemente nell'amore di Dio, ma una persona è salvata solo dalla grazia di Dio, per la sola fede, per il Cristo soltanto e esclusivamente per la gloria di Dio (4). Senza questi requisiti non vi può essere alcun “giungere a conoscere ed a credere nell'amore che Dio ha per noi”. Al contrario, l'affermazione del Ratzinger vuole dare al lettore la sicurezza dell'amore che Dio ha per lui senza che sia debitamente trattato il problema della sua natura peccaminosa e peccati. Secondo la Scrittura, infatti, non possiamo conoscere l'amore di Dio fintanto che non siamo stati liberati dalla Sua giusta ira contro il peccato, non ci siamo ravveduti da esso ed abbiamo riposto in Cristo Gesù soltanto la nostra fede. Dio è di incomparabile ed ineguagliabile santità, e la Scrittura proclama: “Chi è pari a te fra gli dèi, o Eterno? Chi è pari a te, mirabile nella santità, maestoso nelle lodi, o operatore di prodigi?” (Esodo 15:11). Ratzinger presenta solo un'ingannevole speranza, lasciando il lettore privo delle risorse che potrebbero davvero salvarlo. L'inganno operato da Ratzinger è fatale.

Divide et impera

Nella sezione 2 Ratzinger fa uso della ben nota ed antica tattica del divide ed impera facendo una distinzione. Affermando che vi sarebbe un problema di linguaggio, egli retoricamente si domanda: “Sorge allora la domanda: tutte queste forme di amore alla fine si unificano e l'amore, pur in tutta la diversità delle sue manifestazioni, in ultima istanza è uno solo, o invece utilizziamo una medesima parola per indicare realtà totalmente diverse?”. Dopo un pasticcio di citazioni ed allusioni a filosofi pagani, Ratzinger prosegue discutendo e concludendo che l'amore di Dio è sia eros che agape (5). La Scrittura, però, nega tali sofismi e fa uso coerente del gruppo di termini connessi con agape per descrivere il carattere dell'amore di Dio verso il Suo popolo.

Nella sezione 9, “La novità della fede biblica”, la conclusione di Ratzinger è che:
“Dio ama l'uomo” e che: “Il suo [quello di Dio] amore, inoltre, è un amore elettivo: tra tutti i popoli Egli sceglie Israele e lo ama — con lo scopo però di guarire, proprio in tal modo, l'intera umanità
”.

Ci sono diversi punti errati in questo ragionamento. In primo luogo si basa sull'idea cattolica del peccato come di una ferita (la “ferita del peccato”), una contraddizione con Efesini 2:1 (il peccato non è semplicemente una ferita ma qualcosa che causa la morte spirituale dell'essere umano) (7). In secondo luogo, l'idea che Dio sta per guarire l'intera umanità non si trova in alcun luogo della Bibbia. Al contrario, da questa umanità condannata e perduta, Dio elegge a salvezza, per la Sua grazia, un popolo che Gli appartenga. Questa elezione è avvenuta: “prima della fondazione del mondo” (Efesini 1:4). Attraverso la predicazione dell'Evangelo, Dio chiama a Sé uomini e donne “i quali non sono nati da sangue né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da Dio”

(Giovanni 1:13). A questo falso Vangelo, Ratzinger ha ora aggiunto l'illusione disonesta più grande.

Un Dio che va contro Sé stesso?

Nella sezione 10 dell'enciclica, Ratzinger afferma: “L'amore appassionato di Dio per il suo popolo — per l'uomo — è nello stesso tempo un amore che perdona. Esso è talmente grande da rivolgere Dio contro se stesso, il suo amore contro la sua giustizia”. Come notato più sopra il popolo di Dio e l'umanità non sono la stessa cosa e nemmeno esiste il dio di Ratzinger che avrebbe amore appassionato (eros più agape) per l'umanità. Questo non ha a che fare con il Dio della Bibbia. “Dio contro sé stesso, il suo amore contro la sua giustizia” non è l'essenza del carattere rivelato di Dio. Al contrario, nella Bibbia l'amore salvifico di Dio è sempre in accordo con la Sua giustizia. Dobbiamo accettare l'amore di Dio come Egli stesso lo ha definito. Nella Scrittura l'amore di Dio è considerato in sintonia con il mantenimento della Sua legge e la manifestazione della Sua giustizia, come afferma chiaramente Romani 3:26: “...per manifestare la sua giustizia nel tempo presente, affinché egli sia giusto e giustificatore di colui che ha la fede di Gesù”. Dio ha conservato l'integrità del Suo carattere come governatore morale dell'universo nel fatto che, nel Suo piano di salvezza, Egli mostra la dovuta considerazione per la Sua Legge ed alle conseguenze penali che la sua trasgressione comporta.

Nella sezione 12 Ratzinger continua e scrive:
“Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo — amore, questo, nella sua forma più radicale. Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, di cui parla Giovanni (cfr 19, 37), comprende ciò che è stato il punto di partenza di questa Lettera enciclica: « Dio è amore » (
1 Gv 4, 8)”.

Ciò che Ratzinger manca di affermare è il primo ed essenziale messaggio della lettera dell'Apostolo Giovanni: “Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui, e che vi annunziamo: Dio è luce e in lui non vi è tenebra alcuna” (1 Giovanni 1:5). L'eccellenza della natura divina in tutta la sua perfezione è rappresentata dalla luce. In Dio è presente tutta l'assoluta pienezza di Santità, Giustizia e Verità. In Lui non c'è tenebra alcuna. Il concetto di Ratzinger del “volgersi di Dio contro sé stesso” è tenebra completa. Dio giammai si volge contro Sé stesso (8). Suo proposito non è “rialzare l'uomo”, ma mostrare, piuttosto, perfetta dimostrazione della Sua giustizia.

Manca totalmente dall'intera enciclica il concetto biblico di peccato. L'umanità non viene mai mostrata “morta nei falli e nei peccati” (Efesini 2:1). Manca così anche il concetto di Dio che adempie Egli stesso ciò che Egli giustamente esige nel salvare persone spiritualmente morte. Di fatto è proposito di Dio che i credenti siano resi giustizia di Dio in Cristo Gesù. Quando il Signore, privo di un qualunque peccato personale, fu fatto peccato per noi, noi che non abbiamo giustizia alcuna da vantare di fronte a Dio veniamo fatti giustizia di Dio in Lui. Così infatti l'Apostolo riassume questo concetto: “Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui” (2 Corinzi 5:21).

Il tentativo di bypassare il Signore Gesù Cristo

Il dio di Ratzinger con il suo amore appassionato per l'umanità è un insulto al vero amore di Dio, perché cerca di ridefinire la natura stessa di Dio. Il vero amore di Dio sostiene perfettamente la Sua verità, i Suoi comandamenti, la Sua Parola e la Sua giustizia. L'amore salvifico di Dio non è per l'umanità in generale, ma è sempre particolarizzato verso coloro ai quali viene accreditata la giustizia di Cristo. L'Evangelo è la dimostrazione in fatti storici concreti della perfetta soddisfazione che Gesù ha reso a ciò che esige la Legge, e che Dio accredita ad ogni vero credente. Di fronte alla natura totalmente santa di Dio, il peccato doveva essere punito e la vera giustizia stabilita. Questo è stato realizzato dall'ubbidienza perfetta resa dal Signore Gesù Cristo e dal Suo sacrificio espiatorio. La fedeltà di Cristo è così proclamata dall'apostolo Paolo: “...cioè la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo verso tutti e sopra tutti coloro che credono, perché non c'è distinzione (...) ma sono gratuitamente giustificati per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:22-24). Quel che qui viene annunziato in poche parole è la dimostrazione della fedeltà di Gesù Cristo che si spinge fino alla morte. Tale perfetta rettitudine è da Dio. L'annuncio stupefacente è che tutto questo è dato: “a tutti coloro che credono”.

Ratzinger propone un misticismo sacramentale

Dopo aver definito l'amore di Dio come Dio che si volge contro Sé stesso nella morte di Cristo sulla croce, Ratzinger comincia la sezione 13 affermando:

“A questo atto di offerta Gesù ha dato una presenza duratura attraverso l'istituzione dell'Eucaristia, durante l'Ultima Cena. Egli anticipa la sua morte e resurrezione donando già in quell'ora ai suoi discepoli nel pane e nel vino se stesso, il suo corpo e il suo sangue come nuova manna (cfr Gv 6, 31-33)”. Poi Ratzinger continua affermando: “ L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo soltanto in modo statico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione”.

La sezione termina con le parole: “La «mistica» del Sacramento che si fonda nell'abbassamento di Dio verso di noi è di ben altra portata e conduce ben più in alto di quanto qualsiasi mistico innalzamento dell'uomo potrebbe realizzare”.

La “mistica sacramentale” è un concetto assolutamente ripugnante rispetto al Dio tre volte santo ed alla verità della Sua Parola scritta. Nel vangelo secondo Giovanni, capitolo 6, che il Papa cita, il Signore spiega che stava per dare la Sua carne per la vita del mondo: “Io sono il pane vivente che è disceso dal Cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; or il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo” (Giovanni 6:51). Cristo Gesù presenta Sé stesso non solo come Colui che era venuto per morire. Dare la sua carne significa offrire Sé stesso come sacrificio, deporre volontariamente la Sua vita. In queste parole abbiamo il cuore stesso dell'Evangelo. Egli diede volontariamente la Sua carne nel Suo sacrificio “per la vita del mondo”. “Perciò Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi” (Giovanni 6:53). Questo parla del requisito essenziale della fede in Gesù Cristo il Signore. La cosa è così seria che se uno non confida nel sacrificio di Cristo sulla croce, questi non avrà vita eterna. Mangiare la carne e bere il sangue del Figlio dell'Uomo significa confidare nel sacrificio di Cristo sulla croce. Cristo Gesù ha compiuto tutti i benefici della redenzione: il perdono dei peccati, l'accoglienza presso Dio, l'adozione come figli di Dio, l'accesso al trono della grazia, e la vita eterna. Ricevere tutto questo per fede è propriamente chiamato “mangiare la sua carne e bere il suo sangue”. Mangiare la Sua carne e bere il Suo sangue significa identificarsi totalmente per fede con Lui - perché la Sua morte sacrificale deve essere fatta propria per fede se uno vuole essere salvato. “Mangiare” equivale a “credere” e conferma il tema centrale di ciò che Egli proclama, riassunto nell'espressione: “In verità, in verità vi dico: Chi crede in me ha vita eterna” (Giovanni 6:47). Il pane che il Signore dona non è diverso da Sé stesso: bisogna andare a Lui e credere in Lui per avere vita eterna.

L'amore umano proposto come via per illuminare il mondo

Raggiungendo una conclusione nella sezione 39, Ratzinger fa un invito:
“La fede ci mostra il Dio che ha dato il suo Figlio per noi e suscita così in noi la vittoriosa certezza che è proprio vero: Dio è amore! In questo modo essa trasforma la nostra impazienza e i nostri dubbi nella sicura speranza che Dio tiene il mondo nelle sue mani e che nonostante ogni oscurità Egli vince, come mediante le sue immagini sconvolgenti alla fine l'
Apocalisse mostra in modo radioso. La fede, che prende coscienza dell'amore di Dio rivelatosi nel cuore trafitto di Gesù sulla croce, suscita a sua volta l'amore. Esso è la luce

— in fondo l'unica — che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire. L'amore è possibile, e noi siamo in grado di praticarlo perché creati ad immagine di Dio. Vivere l'amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo, ecco ciò a cui vorrei invitare con la presente Enciclica”.

Ratzinger afferma espressamente: “L'amore è la luce — in fondo l'unica — che rischiara sempre di nuovo un mondo buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire”. Questa affermazione è eresia bell'e buona. Biblicamente è la santità di Dio ad essere la Luce. La Sua santità è Sua caratteristica essenziale. E' per questo che la Scrittura proclama: “Chi non ti temerà, o Signore e non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei Santo; certo tutte le nazioni verranno e adoreranno davanti a te, perché tuoi giudizi sono stati manifestati” (Apocalisse 15:4). Ratzinger denigra la santità di Dio, ignora lo Spirito Santo ed impone sentimenti umani caduchi come l'elemento condizionante nella divina opera di salvezza.

Oltre a ciò Ratzinger afferma che: “Vivere l'amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo” è un vero e proprio oltraggio a Dio. L'unica speranza di una persona si fonda sul sacrificio perfetto di Cristo di fronte alla natura completamente santa di Dio. A coloro che potrebbero essere affascinati dalle idee espresse qui da Ratzinger, rispondiamo con la proclamazione di Cristo stesso: “Io sono la luce del mondo”. Il Signore annuncia direttamente che Egli bandisce le tenebre spirituali. Egli venne come luce che rivela Dio e che denuncia la condizione dell'umanità tanto che tutti coloro che credono in Lui sono liberati dalle tenebre e dalla rovina causata dal peccato. Il comando del Signore è esplicito: “Gesù rispose e disse loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato»“ (Giovanni 6:29).

Nel corso della storia sono stati molti i credenti che hanno identificato il Papato come l'Anticristo (9). Le affermazioni di Ratzinger, e che qui abbiamo documentato, in questa sua prima enciclica lo mostrano come colui che oggi chiaramente lo rappresenta. La rappresentazione che la Bibbia fa della malvagità di quest'uomo che sia corrompe il concetto biblico di chi sia Dio e che deforma lo stesso Evangelo della grazia, è una dimostrazione dell'ispirazione divina della Bibbia e dell'autorità del Dio tre volte santo.

Note

(1) http://tinyurl.com/7ho83
(2) Conosciuta già come “Sant'Uffizio”, identificato nella infame Inquisizione. La sua sede, di fatto, si trova nello stesso edificio di Roma in cui, nei secoli passati, pure si torturava ed uccideva coloro che non si conformavano ai decreti papali. E' ancora compito di quell'ufficio far si che essi siano applicati.
(3) La parola “incontro”, usata 19 volte in questa enciclica è una classica parola di moda del misticismo e del movimento della Chiesa Emergente, che si focalizza sull'esperienza, piuttosto che su una salvezza biblica oggettiva.
(4) Sola grazia, sola fede (Efesini 2:8,9), solo Cristo (Romani 3:23-26), per la sola gloria di Dio (Efesini 1:6).

(5) Sezione 7.

(6) “In tale combattimento contro l'inclinazione al male, chi potrebbe resistere con tanta energia e con tanta vigilanza da riuscire ad evitare ogni ferita del peccato? “Fu quindi necessario che nella Chiesa vi fosse la potestà di rimettere i peccati anche in modo diverso dal sacramento del Battesimo. Per questa ragione Cristo consegnò alla Chiesa le chiavi del regno dei cieli, in virtù delle quali potesse perdonare a qualsiasi peccatore pentito i peccati commessi dopo il Battesimo, fino all'ultimo giorno della vita” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 979). “Queste sono doti naturali, di cui l’uomo ha in sé le risorse per un ascensionale sforzo di perfezione, anche se la ferita del peccato originale lo può indebolire nella costante pratica del bene” (Paolo VI). Vedi anche qui.

(7) Efesini 2:1 “Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati”.
(8) Giacono 1:17:
“ogni buona donazione e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono

dal Padre dei lumi, presso il quale non vi è mutamento né ombra di rivolgimento”.

(9) Al tempo della Riforma, nel XVI secolo, i protestanti nella quasi totalità pensavano che l'Anticristo fosse il papa e anche per questo erano stati duramente perseguitati. Vedi anche la Confessione di Fede di Westminster: Non v'è altro capo della chiesa se non il Signore Gesù Cristo. Il Papa di Roma non può essere in alcun senso il capo della chiesa, ma è l'anticristo, quell'uomo di peccato e figliolo di perdizione, il quale si innalza nella chiesa contro Cristo, e contro tutto quello che è chiamato Dio” (25:6)